Abbiamo appena concluso gli esercizi spirituali di inizio anno, che quest’anno la nostra Comunità del Seminario, accompagnata dai formatori don Luca e don Salvo, ha vissuto presso il Monastero di Bose dal 2 al 6 ottobre.
Domenica 1 ottobre siamo stati a Torino, ospiti del Santuario di Maria Ausiliatrice che custodisce le spoglie di San Giovanni Bosco e di San Domenico Savio. Abbiamo celebrato dinanzi al grande quadro di Maria Ausiliatrice, ai cui piedi don Bosco affidava i suoi ragazzi e i progetti del nascente oratorio.
Lunedì pomeriggio ci siamo trasferiti a Bose per dare inizio agli esercizi spirituali. Bose oltre ad essere un polmone di spiritualità, è una comunità di monaci e di monache appartenenti a chiese cristiane diverse che cercano Dio nell’obbedienza al Vangelo, nella comunione fraterna e nel celibato. La missione del monastero è quella del servizio e dell’ospitalità, dello studio e della predicazione, del lavoro e soprattutto ad una vita contemplativa fatta di silenzio e preghiera. La tematica che ci ha accompagnato in questi giorni di grazia è stata tratta dalla figura dell’apostolo Paolo a partire dalla Prima Lettera ai Corinzi. Gli esercizi sono stati guidati da Fra Raffaele, monaco e presbitero della comunità ecumenica di Bose. Fra Raffaele ci ha permesso di entrare all’interno di quelle dinamiche che la lettera di Paolo ci consegna, quali la questione riguardante le divisioni comunitarie, il celibato e il matrimonio, i carismi differenti, la libertà, la Croce e la Risurrezione, per aiutarci a comprendere e meditare sia il messaggio di Paolo, ma soprattutto per permettere di capire che esso è il messaggio e la testimonianza di un uomo nuovo, follemente innamorato del Cristo Crocifisso e Risorto. Questi giorni di particolare benedizione per la nostra comunità, in cui non è mancata la preghiera per tutta la nostra comunità diocesana, sono stati fondamentali per sostare e vivere la preghiera in una dimensione di particolare serenità, pace e armonia con il creato, ma che ci hanno anche permesso di conoscere dall’interno una realtà così bella come quella di Bose.
Fondamentale è stata infatti la condivisione dei pasti con alcuni monaci e in gran parte accompagnati dal silenzio, la condivisione della preghiera monastica allietata dalle melodie proprie del monastero e l’incontro avvenuto con il priore Fra Sabino Chialà, che ci ha permesso di conoscere meglio la storia del monastero. Un incontro quello con il priore che ci ha permesso di riflettere maggiormente sull’Ecumenismo, sulla sinodalità e sulla fraternità: tutti concetti che tendono ad un’unità che non cancella comunque la diversità. D’altronde così come ci ricordava Fra Raffaele questo è l’Ecumenismo una “via di conversione a Cristo”, non la diplomazia tra le Chiese ma un’opportunità e una occasione per tendere a Cristo e avvicinarsi sempre più ai fratelli.
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